Chiesetta di Santa Emerenziana a Tuenno

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Chiesa di Santa Emerenziana a Tuenno: ringraziamo Mauro Valentini per questo bell’articolo. Buona lettura!

PREMESSA

Parleremo della chiesetta di Santa Emerenziana più con l’affetto di chi la sente propria che con il distacco dello studioso, più col cuore dell’appassionato che con la mente del critico.

A Santa Emerenziana, infatti, noi Tuennesi ci sentiamo molto legati. Non sappiamo quali motivazioni abbiano spinto i nostri avi a dedicare la chiesa a questa Santa; ci sembra, in ogni caso, abbastanza singolare il fatto che in Trentino ci siano 122 chiese dedicate alla Madonna e, a quanto ci risulta, nessuna dedicata a Santa Emerenziana (a Roma ne troviamo una). Anche per questo, forse, sentiamo la chiesetta particolarmente nostra.

La chiesa è situata all’imbocco della Valle di Tovel, sopra una sporgenza di roccia, il Dos di Santa Emerenziana. Santa Emerenziana è considerata la protettrice della valle, tanto che, lungo la strada, all’altezza del 3° km, nel punto più stretto della gola, c’è un capitello con la statua della Santa, eretto per la difesa dalla caduta di sassi, che avviene frequentemente in primavera.

La leggenda racconta che proprio qui la popolazione di Tuenno aveva tentato di costruire una chiesetta da dedicare a Santa Emerenziana, tentativo vanificato dagli angeli, che nottetempo portavano il materiale preparato durante il giorno sul colle, dove attualmente sorge la chiesetta. La località è detta “la glesiola” e, chissà, la leggenda potrebbe avere un certo fondamento.

LE VICENDE DELLA CHIESA DI SANTA EMERENZIANA

La chiesetta di Santa Emerenziana è documentata già nei secoli XIV e XV. Qualche storico ritiene che essa fosse nei tempi antichi abitata dai templari, ma la notizia non trova conferma. Più probabile che fosse una stazione di servizio dei frati agostiniani che erano stanziati a Madonna di Campiglio, i quali avevano ramificazioni anche in bassa Val di Non e in Val di Sole. La posizione lungo una delle vie di accesso a Madonna di Campiglio, attraverso la valle di Tovel e di S. Maria Flavona, rende l’ipotesi pienamente attendibile.

Non è conosciuta la data esatta della fondazione. La prima notizia certa è del 1437, quantunque sia ipotizzabile una sua esistenza forse già dal 1100 (la vecchia chiesa era l’avvolto incorporato nella casa-ospizio che sorgeva a settentrione della chiesa attuale; era rivolta da nord a sud con l’entrata a settentrione). Infatti era in possesso di fondi, su cui vantare diritti, da molto tempo. Forse all’inizio era un ospizio per viandanti, come altri in Val di Non (S. Biagio di Romallo, S. Giustina, S. Maria a Cunevo).

In ogni caso l’edificio, che mantiene un orientamento quasi perfetto da ovest a est, fu più volte rimaneggiato. Un documento del Principato Vescovile, risalente al 1 giugno 1484 così recita: “Il Vescovo Giovanni Hinderbach, sentendo che la cappella di Santa Emerenziana, sita in Val di Non nella Pieve di Tassullo sopra il paese di Tuenno in Val di Tovel, sta andando in rovina, e che anche i possessori del luogo, come l’antica consuetudine, non fanno celebrare alcuna messa, o pochissime, sebbene ciò sia stato loro imposto come condizione (per tenere la chiesa); inoltre sentendo che i detti abitanti del luogo, o meglio, gli occupanti, hanno venduto alcuni possedimenti della stessa cappella, ordina in modo severo ai sindaci e ai vicini un’ispezione de visu; e vuole che decidano quel che bisogna fare per un’opportuna provvigione e por rimedio alle cose”.

Nove anni dopo viene registrata una causa fra il sacerdote di Tuenno, il curato Luca, e Salvatore fu Antonio Ienitzan di Val Camonica “Per causa della località di Santa Emerenziana”.

Si può ritenere che chiesa e campagna fossero date in affitto a gente venuta dalla valle Camonica, in provincia di Brescia. Sono infatti nominati (sia nel 1484 che nei decenni successivi) gli Ognibene.

Essi vennero obbligati a far celebrare due o tre messe al mese nella chiesetta e a curare il lume dell’altare e la manutenzione dell’edificio.

Ancora nel 1516 il nuovo vescovo Bernardo Cles raccomanda le stesse cose a Battista Comino e a Bartolomeo Ognibene di Val Camonica, dando ad essi l’investitura di una casa e dei campi, che da tempo immemorabile appartenevano alla chiesetta.

Intorno alla metà del XVI secolo, durante il Concilio di Trento, Santa Emerenziana fu rinnovata. Il 21 novembre 1558 fu anche consacrata dal vescovo suffraganeo di Trento Mariano Mano, appartenente all’ordine benedettino e ausiliario del cardinale Cristoforo Madruzzo. Il vescovo fece murare nell’altare le reliquie dei SS Martiri anauniensi insieme a quelle di Santa Emerenziana.

Nel 1579 bisognava però già provvedere al restauro del tetto (che era di legno) e al cimitero. Alla prima visita pastorale, dopo il Concilio Tridentino, prese parte lo stesso cardinal Ludovico Madruzzo che soggiornava, durante l’agosto di quell’anno, nel castello di Nanno.

Nel 1616 la visita dei delegati vescovili registrò gravi manchevolezze nella chiesa. Tutti i possessori del luogo, sotto pena di perdere i loro diritti, avrebbero dovuto “provvedere di pala i due altari minori, di ingrandirne le mense, di riparare il pavimento e di fare un armadio per la sagrestia”.

Risale probabilmente a quel tempo la bella pala, ora conservata nella Parrocchiale di Tuenno, dipinta da Martino Teofilo Polacco e raffigurante la Madonna con il Bambino, S. Anna, S. Emerenziana, S. Antonio Abate. Al centro del quadro, appoggiati ad uno scalino, si trovano gli stemmi dei Cazuffo e degli Arnoldi.

Nel 1628 fu dato ordine di eseguire un affresco sulla facciata, ora scomparso.

Dopo il 1650 la chiesa venne data in custodia a eremiti. Si susseguirono in quella pia attività un Bartolomeo Sandri (1692), poi passato all’eremo di S. Giustina di Dermulo; un Giovanni Battista Scalfi di Fondo (il quale, trovato il romitorio in rovina, lo rifece con quattro celle e poco discosta costruì anche una casetta rurale a sue spese) dal 1733 al 1763; nel 1742 lo affiancò l’eremita fra Giacomo Karnpacher da Marlengo e nel 1759 Cristiano Purscher da Landek, morto quattro anni dopo. L’ultimo eremita fu Giovanni Carlo Moratti.

Nel 1672 la chiesa era ben provvista e tenuta con decoro. Si ordinò di tagliare un albero di noce i cui rami poggiavano sul tetto e colle radici metteva in pericolo i muri-.

Nell’anno 1742, poiché le reliquie si erano deteriorate a causa dell’apertura del sepolcreto dell’altare maggiore, il vescovo, durante una visita pastorale, provvide alla riconsacrazione, riponendo le reliquie vecchie insieme ad altre di S. Innocenzo (provenienti da Cloz) e di S. Celestino (custodito a Castel Bragher – 28/8/1742). Sono i tempi delle grandi processioni di Santa Emerenziana: ogni seconda domenica del mese si saliva lassù e si celebrava la Messa. Veniva gente da tutta la pieve di Tassullo, da quella di Cles e da quella di Flavon.

Nel 1751 fu stabilito di dare la carità di pane a chi si recava a Santa Emerenziana il venerdì dopo l’Ascensione, ciò nel 1769 fu causa di beghe con il comune.

Nel 1790, già durante la riforma giuseppina (da Giuseppe II), i beni della chiesa, che non superavano i quaranta fiorini, furono dati in affitto per il sostentamento del curato di Tuenno.

Verso la metà del 1800, durante la grave epidemia di colera, il piccolo complesso venne adibito a lazzaretto e poi venne ceduto al comune.

L’ultimo restauro dell’edificio risale al 1974, anno in cui venne rifatto il tetto in scandole.

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Sulle antiche carte geografiche della Val di Non la chiesa è raffigurata sommariamente sia dal Mattioli (verso il 1530), sia dal Burglekner tirolese del 1611. Appare anche in una interessante tavoletta votiva, per un miracolo a favore di un certo Antonio Leonardi.

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LA STRUTTURA DELLA CHIESA DI SANTA EMERENZIANA

L’edificio è frutto di vari rimaneggiamenti, ma ha conservato la sua fisionomia gotica. All’esterno si notano i robusti barbacani di sostegno alle volte.

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La facciata a capanna è sormontata da un campaniletto a vela.

Nel 1672 viene citata per la prima volta la campana che si trova al suo interno; porta l’immagine della Madonna col bambino e di un sacerdote e l’iscrizione

Sopra la porta si trova un piccolo rosone, a sua volta sormontato da una finestrella rettangolare. Le finestre laterali sono molto eleganti e decorate in alto da lobi.

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Il pregevole portale è a sesto acuto, con una lavorazione che ci rimanda al gusto romanico e può risalire al 1400/1500. I piedritti sono decorati a torciglione e nella specchiatura delle lesene (pilastri verticali) fa bella mostra un vasetto da cui spunta un fiore composito che ramifica in alto. Anche i due capitelli hanno decorazioni floreali, che ritornano nella parte alta del portale. Particolarmente accurati i due conci (blocchi di pietra) dove sono raffigurati dei tralci con foglie e grappoli d’uva.

È da sottolineare il significato simbolico liturgico della porta, vista come passaggio verso la salvezza, ma anche allusione alla Madonna, che nelle litanie viene chiamata “porta del cielo” (ianua coeli). Il simbolismo della porta è sottolineato dalla decorazione della pietra alla sommità, che ha tre riquadri scolpiti:

  • un fiore, forse un giglio, che evoca il Paradiso Terrestre (richiamo alla “porta del cielo”);
  • la mano di Dio, raffigurata al modo latino nell’atto di benedire, è la mano destra, la mano della   misericordia;
  • la croce sulla sommità del Calvario dove, per la fede universale, c’era il centro del mondo, là  Adamo ed Eva avevano commesso il primo peccato e là, sulle loro ossa, scese il sangue redentore.
chiesetta-santa-emerenziana-croce sulla sommità

Chi oltrepassa la soglia di questa porta deve ricordare che sta entrando nel Paradiso promesso, accompagnato dalla benedizione di Dio, redento dal Sangue di Gesù.

La chiesetta non è molto grande, misura circa 100 metri quadri di superficie, è lunga m 14.60, larga m 7.10 (nella navata) e alta sul presbiterio circa m 5.40. È quasi perfettamente orientata, cioè con l’abside rivolta ad est verso l’origine della luce, simbolismo che riporta a Cristo – sole che sorge.

chiesetta-santa-emerenziana-’interno

L’interno è a reticoli gotici, con nervature che partono da piccole mensole sulle pareti. L’arco santo, semplice e solido, è in pietra viva e a sesto acuto. L’abside è pentagonale, motivo comune nelle chiese trentine gotiche.

Attualmente c’è un solo altare, l’altare maggiore, ma prima del restauro del 1986 esistevano anche due laterali, rimossi proprio per portare alla luce gli affreschi sottostanti che si intravedevano fra le strutture lignee e che sono stati successivamente restaurati .

È in legno dipinto, di fattura barocca trentina, di non grande pregio e fino a qualche anno fa era completato dalla bella pala di Martino Teofilo Polacco, cui si è accennato precedentemente.

In quell’epoca (1600/1700) nelle valli di Non e di Sole operavano famiglie di ottimi intagliatori e decoratori del legno, fra i quali ricordiamo i Lenner, i Bezzi, i Ramus, gli Strudel. Elementi ricorrenti nelle loro opere (prevalentemente altari) sono le colonne scanalate e dorate, le decorazioni vegetali, gli angioletti, le statue di santi. Questa tradizione, è durata per tutto il 1700; andò via via scomparendo dopo la metà di quel secolo, quando il legno venne sostituito dal marmo e nel 1800 dalla marmorina.

GLI AFFRESCHI DI SANTA EMERENZIANA

Nel 1986 da un sopralluogo di alcuni appassionati di storia locale risultava necessario intervenire urgentemente per poter salvare gli affreschi venuti alla luce in seguito alla rimozione degli altari laterali. Nello stesso anno la formazione del “Comitato per la salvaguardia di S. Emerenziana” (Mauro Valentini, Bruno Moratti, Aldo Pizzini) ha permesso di inoltrare le domande necessarie al Servizio Beni Culturali della Provincia di Trento, nonché alla Curia Arcivescovile, per poter finanziare tramite contributo di Cassa Rurale e Comune di Tuenno il consolidamento e restauro degli affreschi.

Essi inizialmente erano tre: a sinistra dell’arco santo un S. Giorgio che uccide il drago,

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a destra 2 Santi di difficile decifrazione (S. Andrea e S. Fabiano?)

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e contiguamente ai 2 Santi sulla parete laterale un S. Sebastiano.

chiesetta-santa-emerenziana-affresco-S. Sebastiano.

In seguito ad un saggio di pulitura sulla parete di destra sono stati scoperti altri due affreschi: uno rappresentante la “Morte della vergine” (con l’animula portata in cielo da un angelo)

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e un’interessante (perchè probabilmente anteriore al ciclo di affreschi finora menzionato) “Ultima cena”, purtroppo tagliata dall’inserto gotico della navata.

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Sopra il portale di ingresso un ultimo affresco raffigura lo stemma della famiglia nobile dei Cazuffo, probabilmente benefattrice della chiesetta.

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Da un’analisi del restauratore gli affreschi risultano essere “tardo gotici”, e in assenza di documentazione non sono attribuibili a pittori dell’epoca.

GLI EX-VOTO

A testimonianza della devozione a S. Emerenziana e della frequentazione della chiesa come Santuario, sono rimasti alcuni ex-voto, attualmente custoditi nella casa-canonica di Tuenno. Tra questi, uno particolarmente interessante raffigura l’avventura di due donne milanesi “Carolina Monti con sua figlia per grazia ricevuta nel 3 agosto 1858”. Transitavano su un carro lungo quel tratto di strada verso Tovel quando, per un sobbalzo finirono nella forra sottostante. Furono salvate da un provvidenziale cespuglio grazie all’intervento di S. Emerenziana.

chiesetta-santa-emerenziana-GLI EX-VOTO

Gli altri ex-voto:

SANTA EMERENZIANA VERGINE E MARTIRE

Un ignoto autore del sec. V aggiunse alla passio latina di S. Agnese un capitolo nel quale è ricordata, tra i fedeli accorsi ai funerali della santa, “Emerentiana, quae fuerat collactanea eius, virgo sanctissima, licet catecumena”. Un’improvvisa aggressione da parte di pagani fanatici disperse i cristiani. Emerenziana, invece di fuggire, apostrofò gli assalitori, finendo lapidata. I genitori di S. Agnese ne seppellirono il corpo.

Purtroppo questo capitolo è giudicato assai severamente dalla critica. Gli unici elementi del racconto relativi a S. Emerenziana per altra via documentabili sono il nome della santa, il suo martirio, la sua sepoltura nei pressi del sepolcro di S. Agnese. Un altro elemento da molti critici accettato, sia pure con riserva, è che la santa fosse davvero ancora catecumena quando fu uccisa. Una determinazione cronologica del martirio è impossibile: di solito si pensa all’epoca di Diocleziano (284-305 d.c.).

La commemorazione liturgica di S. Emerenziana viene istituita il 23 gennaio, due giorni dopo quella di S. Agnese (sec. VIII), e registrata infine nel Martirologio Romano.

Anche nella iconografia dello stesso Cimitero Maggiore la santa appare in gruppo con altri martiri nelle raffigurazioni più antiche.

Nei mosaici di S. Apollinare Nuovo a Ravenna (prima metà del sec. VI) Emerenziana splende nella teoria delle vergini tra s. Paolina e s. Daria.

Le reliquie della santa nel sec. IX furono trasferite dal sepolcro originario nella basilica di S. Agnese. Recentemente le è stata intitolata una nuova grande parrocchia nel quartiere Nomentano.

In Spagna, in Germania, a Bruxelles si pretende di avere sue reliquie. In Francia esisteva una cappella dotata di reliquie da parte di Luigi XI (1472). Specialmente in questo paese fu invocata contro il mal di pancia a causa di tardive leggende che complicarono il suo martirio raccontando che le era stato squarciato il ventre. Una devozione particolare le tributano le persone che perdono i capelli.

La santa era molto venerata anche in Trentino; viene citata, sempre al 23 gennaio, nei calendari dei Messali più antichi della Diocesi di Trento. Uno risale al tempo di Carlo Magno (circa 1200 anni or sono); uno è del 1030 circa; il terzo, di poco posteriore, fu usato come libro da Messa nel Santuario di S. Romedio dal 1100 in avanti.

Nelle zone rurali le comunità parrocchiali assumevano eremiti come guardiani di cappelle. Essi svolgevano la loro attività come fosse un mestiere, più che una vera vocazione spirituale e, talvolta, del ruolo di religioso avevano ben poco. Avvennero anche scandali a causa di falsi eremiti.

Dal 1700 l’autorità ecclesiastica cercò di inserire gli eremiti in congregazioni, così che avessero norme di condotta meno disordinate.

Nel 1782 un decreto cesareo dell’imperatore di Vienna Giuseppe II pose fine in due settimane a un’esperienza che aveva visto in Trentino 90 località deputate all’ ospitalità di questi personaggi.

Le vicende della chiesa di S. Emerenziana, come sede di eremiti, rientra principalmente in questa terza stagione.


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