Stufa a Olle in Trentino – La Storia

Stube contadina con stufa a “muletto”
 

Cinquecento sono le stufe prodotte in Trentino, ogni anno, alla fine dell’Ottocento, da una ventina di laboratori artigianali dislocati a Sfruz come a Trento e anche altrove, dove è stata tramandata l’arte rinascimentale della produzione di formelle d’argilla smaltata dette “olle”, realizzate e sagomate per il montaggio di una stufa.

Queste stufe notoriamente diffuse in tutto il Tirolo e Veneto ma soprattutto destinate al mercato locale.

Stufa a olle: la storia nel corso dei secoli

La stufa a olle è infatti largamente diffusa in Trentino accanto al focolare aperto e, in tempi recenti, alla cucina economica con lo scopo di riscaldare l’ambiente. Con la stufa a olle infatti non si cucina perché si tratta di una sorta di forno per immagazzinare e diffondere calore.

A tale scopo il foro della canna fumaria è posto a un livello più basso rispetto alla sommità della stufa, in modo da costringere il fumo a circolare all’interno della struttura più a lungo.

Varie tipologie di stufe

Le olle possono essere di forme e dimensioni diverse, spesso decorate con rilievi e colorate in verde, in azzurro o bruno.

Una stufa in cotto non si può realizzare in un solo pezzo. Al di là delle difficoltà costruttive, si spezzerebbe facilmente durante la cottura. Per praticità tecnica e per facilitarne il trasporto, si confezionarono in un numero determinato di pezzi piani, curvi, grandi, piccoli, legati alla progettazione.

Nel Trentino, sostituendo i caminetti, le stufe in ceramica si introdussero verso il 1450. Il mondo contadino le realizzò con muratura di sassi e calce. Ebbero basi rettangolari ed altezze contenute tra i 140 e 160 cm. Alcune piane nella parte superiore, altre munite di una volta a botte.

Intorno alla stufa, appoggiata sul retro a una parete, una impalcatura in legno consentiva la sistemazione di una panca, mentre serviva durante l’inverno a sostenere un pagliericcio: letto provvisorio per l’anziano di casa.

Le stufe nei palazzi e castelli si realizzarono in cotto in uno o due corpi sovrapposti. Quello inferiore, di dimensioni maggiori, con zoccolo e cornicione. Quello superiore “a torre”, rifinito con un cornicione arricchito anche da un gioco di pizzi o di figurine.

Stufe a olle esposte presso il Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina

Non appoggiarono mai a terra, ma su un solido basamento in legno o pietra, munito davanti di piedi e inserito posteriormente nella parete.

I pannelli cinque-seicenteschi a forma quadra, in rilievo, riprodussero i tessuti del tempo, figure intere, a mezzo busto, stemmi araldici. Il verde dominò incontrastato.

Dopo la metà del ‘500 si presentarono con tinta di fondo bianco sporco paglierino, proponendo in rilievo volti di puttini, ornati di foglie e di fiori con pennellate a striscio in verde ramina, azzurro, terra di Siena.

Queste scelte si ripeterono fino alla metà del ‘700. Il corpo inferiore delle stufe “da signore” in cotto con zoccolo venne adottato tra il 1600 e 1700 nelle case di paese. Gli spigoli verticali vennero realizzati in un solo pezzo, i pannelli riproposero motivi semplici, appena emergenti, sporcati con qualche pennellata di colore.

Sopra il corpo inferiore si predispose un solo corso di pannelli, sormontato da un cornicione e da una volta a botte. La parete esterna della volta a botte si strutturò con pannelli curvi, rettangolari o quadri.

Tra la fine del ‘700 e i primi dell’800 la stufa di paese mantenne le stesse caratteristiche strutturali, ma aumentò la altezze dei pannelli e il disegno venne sostituito da un motivo in rilievo. Il colore di fondo continuò a essere il verde ramina.

Sul timpano (Valle di Non e Sole) due fiori simmetrici, una data o l’immagine della Madonna.

Accanto a queste stufe piccole e contadine presero vita, fra la fine del ‘700 e tutto l’800 stufe a due corpi sovrapposti quadro-cilindrici o cilindrici, destinate a quella classe intermedia di piccoli impiegati, commercianti, artigiani.

La Val di Non e Sole mantenne il verde ramina (vedi stufe di Sfruz) realizzando come variante il bruno-violaceo.

I pannelli curvi, a forma rettangolare, si realizzarono così alti da poter, con l’aggiunta dello zoccolo, e del cornicione, completare il corpo inferiore. Così si fece con il corpo superiore.

Sulle superfici, in rilievo e al centro, si riproposero motivi floreali, figure a mezzo busto dei regnanti (Maria Teresa d’Austria, l’imperatore Francesco Giuseppe). Al di sopra la stufa si adornò con un “cupolino” a pinnacolo.

Alla fine dell’800, per esigenze di mercato, le stufe riacquistarono la pianta quadrata. Pur strozzandosi a metà non esistette più la sostanziale differenziazione tra i due corpi. Di un solo colore, con formelle a stampaggio quadre, proposero motivi geometrici in rilievo per mettere in evidenza il gioco delle ombre.

Stufa a olle tipica di Sfruz

I centri di produzione delle stufe più tipiche furono Sfruz, Vermiglio, Molina e Castello di Fiemme, Vigolo Vattaro, Mattarello, Olle di Borgo Valsugana.

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Mauro Valentini


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